Pompe di calore: siamo allo S-BOOM??
Dopo decenni di crescita (e quasi di ubriacatura), la realtà del post bonus. Dove andrà il mercato?
29 ottobre 2024
Da una crescita in costante aumento ad una fermata (2023) e una forte decrescita mel 2024. Ormai molti indicatori mostrano questa conclusione per l’anno in corso.
Le pompe di calore, una tecnologia certamente competitiva dal punto di vista energetico e delle emissioni rispetto ad una caldaia, inserite con forza tra le tecnologie preminenti per la tranisizone energetica all’interno del “green deal” europeo e specificamente nel programma RePower EU, fanno fatica ad affermarsi alla velocità attesa.
Le pompe di calore, che riducono le bollette fino al 32% e tagliano i consumi di gas, sono su una china mesta, che somiglia a quella delle auto elettriche.
I principali Paesi produttori, tra i quali Italia, Germania, Francia e Inghilterra, mostrano chiaramente segnali di sofferenza.
Nel primo semestre in Europa le vendite di apparecchiature per riscaldare o raffreddare gli ambienti sono crollate del 47% dal giugno 2023 (sino al 54% in Germania).
In Inghilterra Mitsubishi ha messo in pista un piano di ristrutturazione che porterebbe a 400 licenziamenti (Mitsubishi Electric announces 400+ redundancies - Cooling Post), in Germania le giga factory attese, ad esempio quella di Vaillant, vengono delocalizzate in Cechia e quelle di Bosch in Polonia e Portogallo (Heat pumps: Why Germany's heating revolution is stalling – DW – 09/20/2024).
Inoltre, ad esempio in Francia (Victime collatérale de la crise de l'immobilier, le marché des pompes à chaleur s'effondre) la crisi del settore immobiliare, a causa dei costi maggiori dell’elettricità e al costo per le ristrutturazioni, sta facendo crollare le vendite.
Anche per le pompe di calore sembra essersi innescato il problema della valutazione costi e benefici, che invece di basarsi su elementi razionali, è stato spesso intossicato dall’ideologia politica. Da un lato si tende a minimizzare il tema dei sussidi all’acquisto e dall’altro ha fatto di queste apparecchiature uno dei campi di battaglia delle politiche climatiche, avvertite come opprimenti.
In Italia (LINK) ed in Germania (Germany to miss 2024 heat pump target by half – Euractiv) l’eliminazione dei bonus ha bloccato il mercato, e la Commissione europea ha fatto un passo indietro, posticipando la pubblicazione dell’Heat pump action plan, il piano che dovrebbe supportare la crescita del settore.
In Italia, in particolare, il nuovo Bonus del 50% verrà dato sia alle pompe di calore che alle caldaie (Ecobonus tagliato al 50%: resta per le caldaie - Il Sole 24 ORE), che, invece, dovrebbero sparire dal mercato!!
La questione dello stimolo al mercato delle pompe di calore è seria, però: l’inazione rischia infatti di far accumulare ritardo all’Europa nella manifattura di un’altra tecnologia utile alla transizione ecologica di cui la Cina – come con i veicoli elettrici, le batterie e i pannelli fotovoltaici – è la principale produttrice al mondo.
Nel complesso, gli edifici valgono il quaranta per cento dei consumi comunitari di energia e sono responsabili del trentasei per cento delle emissioni di gas serra. Circa il settantacinque per cento del patrimonio immobiliare europeo ha una bassa efficienza energetica, che si ripercuote sulle bollette.
Le pompe di calore permettono sia di rendere più sostenibili gli edifici, sia di migliorarne la classe energetica perché sono più efficienti delle caldaie: il COP di una pompa di calore è molto più grande di una caldaia, e nel “peggiore dei casi”, per ogni unità di elettricità consumata possono produrre 4:1 unità di energia termica, rispetto al rapporto 1:1 degli impianti a gas.
Quali sono gli ostacoli dichiarati per la loro diffusione?
Il primo e principale è il prezzo, più alto – anche di due o tre volte – di quello delle caldaie, che in assenza di sussidi rischia di diffondere la percezione che ciò che è amico del clima, non lo è del portafoglio. A scoraggiare l’acquisto di una pompa di calore contribuiscono poi il fatto che il prezzo dell’elettricità è generalmente superiore a quello del gas – ma la maggiore efficienza garantisce comunque un risparmio nel tempo – e soprattutto la necessità, in alcuni casi, di effettuare dei lavori di ristrutturazione.
Le pompe sono progettate per funzionare a temperature più basse delle caldaie e per periodi di tempo più lunghi. Per poter esprimere appieno la loro efficienza, dunque, hanno bisogno che le abitazioni siano ben isolate, in modo che il calore non si disperda: significa che i proprietari di case carenti sotto il profilo energetico – e ce ne sono tante in Europa – dovranno fare qualche aggiustamento strutturale; negli edifici vecchi potrebbero sorgere complicazioni con le connessioni elettriche e la posa dei tubi.
Infine, c’è il problema dello spazio. Le pompe di calore sono più grandi delle caldaie e hanno bisogno di uno spazio esterno dove installare l’unità chiller. L’Agenzia internazionale dell’energia, in un rapporto dedicato, scrive che «le case più piccole, in particolare negli edifici multifamiliari, potrebbero non avere lo spazio esterno necessario per installare una pompa di calore […] e potrebbero avere problemi a fissare l’unità di compressione esterna alla facciata dell’edificio» a causa di regole condominiali o vincoli urbanistici.
Lo spazio è certamente un ostacolo, ma non insormontabile. A New York – una città densamente popolata e nota per gli appartamenti – è stato avviato un programma per l’installazione di piccole pompe di calore direttamente sul davanzale delle finestre: una parte dell’unità sporge all’esterno dell’abitazione, l’altra all’interno. L’iniziativa mira non soltanto alla decarbonizzazione degli edifici, ma anche al risparmio energetico e al miglioramento della qualità della vita degli abitanti della metropoli.
A tutto quanto sopra, si aggiunge poi il tema della transizione dei refrigeranti. A causa della nuova FGAS 3.0 (Reg. 2024/573), il mercato deve passare da refrigeranti relativamente sicuri come l'R32 (A2L) a refrigeranti come R290, propano, di tipo A3, che, a causa della sua altya infiammabilità, pone non pochi problemi in fase di installazione per la corretta scelta della posizione, lontano da porte, finestre, cavedi, cantine, etc. etc.
Per evitare le limitazioni che ne derivano, occorre che gli installatori ed i progettisti - non prendendo sotto gamba il problema - imparino a fare quella che viene chiamata l'analisi dei rischi, un potente metodo di verifica che consente di mitigare, prevenire e proteggere chiunque (utilizzatore, manutentore e verificatore) in presenza di apparecchiature potenzialmente pericolose ma con rischi (rischio residuo) che devono tendere a zero grazie alle valutazioni tecniche e selezione delle soluzioni più adeguate di installazione.
Attualmente in Europa le pompe di calore installate sono quasi ventiquattro milioni, ma l’anno scorso le vendite sono diminuite del 6,5 per cento – il primo calo in dieci anni – e se resteranno su questi livelli l’Unione potrebbe non riuscire a raggiungere gli obiettivi per il 2030. Oltre al crollo Italiano (-44%) -dovuto al ridimensionamento del Superbonus da parte del governo di Giorgia Meloni - però, restano paesi virtuosi (in termini di pompe installate ogni mille famiglie) quelli nordici: Norvegia, Finlandia e Svezia.
Nel 2023 la Germania è stata la salvezza del mercato europeo (+58,5 per cento), ma le previsioni sulle vendite per il 2024, come abbiamo visto, non sono altrettanto positive. Se vorrà tener fede ai suoi target climatici e industriali, dunque, la nuova Commissione europea avrà il compito di rivitalizzare il settore delle pompe di calore con un piano d’azione e di rivedere il sistema di prezzo dell’energia per ridurre il divario tra elettricità e gas.
CSIM segue con attenzione il mercato italiano ed europeo, ed è a disposizione per effettuare le giuste scelte in termini tecnologici e normativi.
La Redazione