Unita' installata in zona esplosiva ATEX. Come garantirne la sicurezza.
Le Direttive ATEX stabiliscono i requisiti fondamentali per garantire la sicurezza di prodotti e impianti utilizzati in atmosfere a rischio esplosione. Vediamone i principi
03 agosto 2022
La collocazione di una apparecchiatura in un'area dove vi e' il rschio di formazione di un'atmosfera esplosiva richiede che anche una banale unità condensatrice a R134a debba essere certificata ATEX, al fine di evitare il rischio di innesco.
Il termine ATEX deriva da "ATmosphères" ed "EXplosibles" e fa riferimento, appunto, all'atmosfera esplosiva, ovvero una miscela con l'aria, a determinata condizioni atmosferiche, di sostanze infiammabili allo stato di gas, vapori, nebbie e polveri.
Le Direttive ATEX sono dunque il riferimento per la valutazione del rischio esplosione.
la 2014/34/UE: "direttiva di prodotto", si rivolge ai costruttori di apparecchiature utilizzate in zone a rischio esplosione e definisce i RES (Requisiti Essenziali di Sicurezza) di tali prodotti, per i quali è previsto l'obbligo di opportuna certificazione.
- la 99/92/CE: "direttiva sociale", relativa al miglioramento della salute e sicurezza dei lavoratori esposti al rischio di atmosfere esplosive. Si rivolge, dunque, agli utilizzatori di impianti e attrezzature certificate.
In Italia, queste due direttive europee sono state recepite rispettivamente da:
- Lgs. 85/2016, che sostituisce il D.P.R. 126 del 1998;
- Lgs. 233/03 e successivo D.Lgs. 81/08 (titolo XI - Protezione da atmosfere esplosive).
Qualunque prodotto immesso sul mercato europeo deve essere marcato CE, e la certificazione di quell’unità di cui abbiamo detto sopra passa attraverso la sua Dichiarazione di conformità CE. Nel fascicolo tecnico dell’apparecchiatura il fabbricante deve garantire il rispetto delle condizioni di sicurezza (RES) utili a procedere in tale senso.
La direttiva di riferimento è proprio la 2014/34/UE.
Se l'unita' dovesse essere inserita a bordo di un impianto piu' articolato e complesso, e non e' previsto che venga utilizzata in autonomia (quindi e' una quasi-macchina), potrebbe bastare una dichiarazione di incorporazione.
La dichiarazione di incorporazione è una dichiarazione che emette il fabbricante delle quasi-macchine e che in pratica è l'equivalente della dichiarazione di conformità emessa per le macchine.
Nel nostro caso le apparecchiature saranno sempre di gruppo II: apparecchiature destinate all’utilizzo in superficie, secondo la 2014/34/UE. Le categorie di questo gruppo sono, invece, identificate con i numeri 1,2 o 3 e seguite dalla lettera G (Gas) o D (Dust). Esse indicano apparecchi o sistemi che garantiscono livelli di protezione: molto elevati (categoria 1), elevati (categoria 2) o normali (categoria 3).
Dal punto di vista normativo, invece, nella classificazione delle aree vengono fatte due importanti distinzioni, tra luoghi in cui il rischio esplosione è dovuto alla presenza di gas rispetto a quelli in cui è legato alle polveri combustibili.
Nella classificazione delle zone con pericolo esplosione per la presenza di gas, nebbie o vapori infiammabili, vengono individuate:
- Zona 0: l’atmosfera esplosiva è presente continuamente o per lunghi periodi;
- Zona 1: durante le normali attività, è probabile la formazione di atmosfera esplosiva;
- Zona 2: durante le normali attività, non è probabile la formazione di atmosfera esplosiva.
Per la definizione di tali zone, i principali criteri di riferimento sono:
- quantità e posizione delle sorgenti di emissione dei gas;
- grado di emissione (continuo, primo grado, secondo grado);
- grado di ventilazione (alto, medio, basso);
- disponibilità della ventilazione (buona, adeguata, scarsa).
Nella valutazione del rischio esplosione, anche le polveri combustibili ricoprono un ruolo importante e assolutamente da non sottovalutare. Spesso si ritiene che i materiali che possono causare esplosioni siano soprattutto quelli del settore metallurgico o della lavorazione del legno, ma anche l'industria alimentare è direttamente coinvolta (basti pensare a elementi quali zucchero, latte in polvere, polveri di grano, cereali, ecc).
Tornando alla nostra unita', i componenti che devono essere utilizzati per garantire la compatibilita' con le aree ATEX dovranno permettere la riduzione dei rischi di innesco al massimo, facendo utilizzo di motoventilatori privi di motori che emettono scintille, connettori a tenuta o sigillati, valvole antideflagranti, etc. Questo permette di effettuare una puntuale analisi dei rischi che permette di procedere nella valutazione di conformita' CE.
I componenti puramente meccanici non sono considerati potenziali fonti di innesco, ma ci assicuri che siano stati verificati rispetto alle potenziali fonti di innesco elencate nell'allegato K della EN 378-2:2016.
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La Redazione