IEA: l'utilizzo della CO2 negli impianti non riduce necessariamente le emissioni.
Cosi' come altri papers che guardavano solo al ciclo di vita, anche la IEA mette in guardia sulla CO2 come panacea per la "transizione". Nella refrigerazione?
30 marzo 2022
Come sempre, l'immagine "green" di un prodotto o componente viene forgiata attraverso opportuni meccanismi di comunicazione, che pero' prendono spesso le mosse prima che ne siano noti tutti i risvolti. Ed in qualche caso vi rimangono imbrigliate aziende, associazioni e governi.
Anche per la CO2, il gas "naturale" d'elezione per la refrigerazione commerciale (e non solo), raccogliendo alcuni pregi legati alla novita' (nel caso della CO2, la disponibilit' di un refrigernte con GWP=1, l'indicatore del global warming) in molti hanno lanciato il cuore oltre i confini dell'obiettivita', svolgendo un mestiere tutt'altro che scientifico, che dovrebbe invece prevedere la coltivazione del dubbio (e non delle certezzze) e che dovrebbe portare a valutazioni piu' laiche e lungimiranti. Solo gli imprenditori, correttamente, svolgendo il loro ruolo trainante nella societa', scommettono sulle tecnologie emergenti - meglio su piu' d'una - salvo poi scoprire, in qualche caso, a posteriori i problemi. Ma si sa, l'imprenditore e' uno scommettitore (meglio se col portafoglio bilanciato)!
Come successe a suo tempo per i CFC ed HCFC (gas del futuro, i "freon"), che si trovarono incidere fortemente sullo strato di ozono, siamo ora alla caccia alle streghe per i colpevoli delle emissioni carboniche, e sul banco degli imputati sono saliti gli HFC.
Quella che appariva dovesse svolgere soo il ruolo del colpevole (la CO2) sta invece assurgendo a potenziale salvatore, in qualche caso. Ma... la IEA ci mette inguardia: ci sono i "ma" che devono essere conosciuti ed affrontati per farla entrare nel club dei "buoni".
La IEA segnala che nuove opportunità per utilizzare l'anidride carbonica (CO2) nello sviluppo di prodotti e servizi stanno attirando l'attenzione di governi, industria e comunità degli investitori interessati a mitigare i cambiamenti climatici e ad altri fattori, tra cui la leadership tecnologica e il sostegno a un'economia circolare. Tra questi vi sono, chiaramente, gli sponsor nel mondo della refrigerazione, un articolato gruppo di aziende, lobbisti e associazioni (soprattutto ambientaliste), che, senza se e senza ma, hanno gia' decretato, per scelta di fede, che il gas (refrigerante) "naturale" CO2 debba essere iscritto tra i "buoni".
Noi crediamo si debba mantenere una posizione piu' distante.
La CO2, intanto, e' tutt'altro che naturale. Come gia' abbiamo segnalato in altro post (QUI), e prodotta, prevelentemente nei processi industriali della filiera per la produzione di fertilizzanti e ammonia, in secondo luogo dalla filiera dei combustibili fossili e, solo in minima parte, a tutt'oggi, viene estratta dal biogas.
Ecco perch' torna utile la studio IEA, la cui analisi considera il potenziale di mercato a breve termine per cinque categorie chiave di prodotti e servizi derivati dalla CO2: combustibili, prodotti chimici, materiali da costruzione da minerali, materiali da costruzione da rifiuti e uso di CO2 per migliorare i rendimenti dei processi biologici.
Tutte e cinque le categorie potrebbero essere individualmente ampliate fino a una dimensione del mercato di almeno 10 MtCO2/anno, quasi quanto l'attuale domanda di CO2 per alimenti e bevande, ma la maggior parte deve affrontare barriere commerciali e normative.
Come detto nel titolo, e come si sar' compreso sinora, l'utilizzo di CO2 in prodotti, impianti o servizi non riduce necessariamente le emissioni.
Quantificare i potenziali benefici climatici - ci dice la IEA - è complesso e impegnativo e richiede un approccio basato sul ciclo di vita.
I vantaggi climatici associati all'uso di CO2 derivano principalmente dalla sostituzione di un prodotto, impianto o servizio con uno che ha emissioni di CO2 nel ciclo di vita più elevato, come combustibili fossili, prodotti chimici (ad esempio i nostri HFC) o materiali da costruzione convenzionali, che fissano il carbonio in modo permanente.
L'uso di CO2 può supportare gli obiettivi climatici, ma ci sono cinque considerazioni chiave nella valutazione dei benefici nell'uso di CO2:
- La fonte di CO2 (da giacimenti naturali, combustibili fossili, biomassa o aria).
- Il prodotto, impianto o servizio che il prodotto, impianto o servizio a base di CO2 sta sostituendo.
- Quanta e quale forma di energia viene utilizzata per convertire la CO2.
- Per quanto tempo il carbonio viene trattenuto nel prodotto.
- La scala dell'opportunità per l'uso di CO2.
Nel tempo, e con il declino dell'uso di combustibili fossili, i benefici climatici associati allo spostamento saranno ridotti e la CO2 utilizzata dovrà provenire sempre più dalla biomassa o attraverso la cattura diretta dell'aria (DAC).
Queste fonti di CO2 possono supportare un ciclo di vita a emissioni zero per alcune applicazioni a base di CO2 e potrebbero produrre emissioni negative in applicazioni in cui il carbonio è immagazzinato permanentemente, come nei materiali da costruzione. Tuttavia, queste opportunità di emissioni negative sono probabilmente molto limitate e devono essere considerate nel contesto dell'intero ciclo di vita del prodotto.
Il tempo di ritenzione del carbonio per le applicazioni di utilizzo della CO2 può variare in base al prodotto, da meno di un anno per i combustibili, fino a dieci anni per la maggior parte degli intermedi chimici, a centinaia di anni per i polimeri, mentre lo stoccaggio nei materiali da costruzione potrebbe durare milioni di anni. Negli impianti di refrigerazione a CO2, dove si vocifera di perdite che potrebbero arrivare al 40% (!), il tempo di ritenzione potrebbe non essere cosi' interessante, ponendo, almeno su questo fronte, alcuni dubbi sulla sua opportunita'.
Fondamentalmente, il potenziale dell'uso della CO2 per contribuire agli obiettivi climatici dipenderà dalla misura e dalla velocità con cui queste opportunità possono essere ampliate.
Ecco perche', ribadiamo, in maniera molto laica, dobbiamo guardare a tutt le tecnologie ed i refrigeranti per comporre un mix di impianti capace di adattarsi e rispondere alle novita' che di volta in volta il mercato e la scienza ci propongono con fatti inoppugnabili, che, abbiamo tutti capito, devono fare i conti con l'intero ciclo di vita e di gestione.
CSIM e[ sempre a disposizione per analizzare i vostri impianti e valutare gli impatti e le opportunita' che possono derivare da un progetto di efficienza e aggiornamento. Per informazioni: info @ csimservizi.it
La Redazione
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